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Nella ricorrenza del primo anniversario della criminale aggressione russa alla nazione Ucraina vorrei proporre un film russo destinato a segnare la storia del cinema per l’altissima qualità narrativa ed estetica.
Il film in questione è Trudno byt bogom (Difficile essere un dio) del 2013, diretto dal regista Aleksey German, presentato in anteprima mondiale al Festival di Roma 2013. Un film dalle molteplici stratificazioni che non si può davvero ridurre ad una sola interpretazione, ma che mi interessa in questo momento per la capacità di guardare ad un ipotetico futuro della Russia rappresentadolo come un osceno passato medievale, verso il quale sembra l’attuale dittatore Putin la voglia incamminare.
German, con la sua sensibilità di artista, sembra aver anticipato ciò che oggi è sempre più palese: la progressiva trasformazione della Russia in un regime dittatoriale, dove una oligachia direttamente criminale è sostenuta da un dittatore che ha dichiarato guerra ai valori occidentali, e che con l’attuale guerra di invasione dell’Ucraina sta conducendo chiaramente il suo popolo verso un destino di progressiva miseria materiale e ad una cancrena morale della società.
Umberto Eco ha scritto nel 2013 la motivazione per l’attribuzione del Premio alla carriera del Festival di Roma ad Aleksej Jurevič German e al suo film. Una citazione per tutte:
“Trudno byt bogom conclude la ricerca del regista sul tempo e la memoria, collegando l’assurdità del passato e del presente con quella del medioevo prossimo venturo. Il medioevo futuro sarà segnato dalla distruzione della cultura, dalla legalizzazione della xenofobia, dalla guerra civile permanente: sconvolgimenti di enorme brutalità, la cui provenienza va rintracciata anche (ma non solo) in quel laboratorio di incubi che è stata l’URSS staliniana.” E, aggiungerei io, in quel regime di autoritarismo post-fascista che sempre più chiaramente il criminale di guerra Putin sta creando in Russia.
Trudno byt bogom è definito un film di “fantascienza”, in quanto la sua azione si svolge su Arkanar, un pianeta immaginario simile alla Terra i cui abitanti possono ricordare i terrestri prima di avanzare nel Rinascimento. In questo futuro/passato di un mondo dall’ecosistema identico a quello terrestre, ma in uno stadio della società umana paragonabile all’epoca medievale, gli intellettuali e gli artisti vengono perseguitati e uccisi, mentre il potere domina nel caos. Il personaggio principale è uno storico, facente parte di un gruppo di persone inviate dal pianeta Terra per un’operazione di ispezione sotto copertura dello sviluppo della società medievale di Arkanar. Nasconde le origini terrestri acquisendo un’identità aliena: Don Rumata, figlio illegittimo di Goran, un dio pagano locale nato dalla bocca del dio.
Inutile aggiungere altro, il film parla da sé con la forza delle strabilianti immagini, l’enorme quantità di particolari che attraversano la scena e l’estrema, a volte scioccante, libertà espressiva. Basti ricordare che German aveva iniziato a sviluppare una sceneggiatura alla fine degli anni ’60, per arrivare a completare l’opera nel 2013, appena prima della sua morte.