Omosessualità, amicizia e amore dietro le sbarre della Germania del Dopoguerra. Di Sasà Sanguineti.
Questa volta pubblichiamo un film che ha ottenuto un notevole riscontro, sia da parte del pubblico che dalla critica: Rotten Tomatoes lo riporta con un gradimento che supera il 90 %; inoltre, ha vinto il Premio della Giuria nella categoria Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2021 ed è stato selezionato per rappresentare l’Austria ai Premi Oscar 2022 nella categoria Miglior film internazionale. La trama del film. 1945, 1957 e 1968: il racconto delle carcerazioni di Hans, a seguito del Paragrafo 175, la legge tedesca contro l’omosessualità e la sodomia. Durante questo suo percorso di vita, il protagonista incontra Viktor, incarcerato per omicidio, e con lui stringerà un forte legame che diventerà, volontariamente, indissolubile.
Il cast di Great Freedom
Franz Rogowski è Hans Hoffmann
Georg Friedrich è Viktor
Anton von Lucke è Leo
Thomas Prenn è Oskar
Regia di Sebastian Meise
Qui sopra la locandina di Great Freedom
Non è una novità, per il cinema austro-tedesco, affrontare la tematica dell’omosessualità, lasciando negli annali anche lavori decisamente incisivi: oltre al genio di Rainer Werner Fassbinder, che ha affrontato – in generale – il tema della diversità , non si può non ricordare I turbamenti del giovane Törless di Volker Schlöndorff, piuttosto che Ai cessi in tassì, pellicola tedesca del 1980 del regista Frank Ripploh. In alcune pellicole si fa riferimento al Paragrafo 175, legge contro l’omosessualità che vede probabilmente origine dalla Buggery Act 1533, voluta da Enrico VIII di Inghilterra: una delle prime leggi contro la sodomia promulgate in un paese germanico e da cui derivò anche il reato gross indecency per cui Oscar Wilde fu processato e condannato. Paragrafo 175 fu inasprita dal regime nazista e gli omosessuali mandati nei campi di concentramento si ritrovarono nella situazione paradossale, una volta liberati, di finire in cella per questa legge – ancora vigente. Il lavoro di Sebastian Meise prende spunto da tutto ciò: il film è la storia di Hans Hoffmann dal 1945 al 1968, liberato dal campo di concentramento e più volte incarcerato perché omosessuale. Il racconto predilige l’intrecciarsi dei vari periodi per creare dei momenti di aspettativa che, in effetti, non vengono quasi mai delusi. Ci sono dei riferimenti, come quello legato alla Bibbia, che paiono non casuali, come volute sono alcune riprese non censurate dei rapporti sessuali – anche se rimangono entro un certo limite. Il protagonista, ben interpretato da quel Franz Rogowski che alcuni ricorderanno quale il pianista tedesco dalle sei dita in Freaks Out di Gabriele Mainetti, vive queste prigionie fra l’amicizia particolare instaurata con l’omicida Viktor Kohl e gli amori del momento, vissuti nel carcere non senza difficoltà. Viktor è interpretato da Georg Friedrich, attore che conferisce al personaggio uno spessore non indifferente. Se, inizialmente, ci sarà un primo momento di rifiuto verso “il pervertito”, in seguito l’uccisore ne diventerà amico. Un legame che nulla ha a che vedere con l’amore romantico ma che sfocia, sicuramente, in un forte legame di amicizia e complicità. L’amore romantico è presente in due dei tre periodi rappresentati: nel 1957 è presente Oskar – ruolo ricoperto da Thomas Prenn, giovane attore sudtirolese, nella sua altera bellezza – che segnerà Hans, con la sua debolezza impercettibile ma letale; nel 1968 vediamo invece Leo – interpretato dal giovane Anton von Lucke, artista tedesco che è impossibile non notare anche in Frantz di Francois Ozon – colmo di una sensibilità che Hans decide di preservare, pagandone le conseguenze. Per nulla simile a Il bacio della Donna Ragno – altro film a tematica queer con una storia in carcere – e con qualche riferimento a Ai cessi in tassì – soprattutto nella parte iniziale – la pellicola risulta non scontata, esente da un facile sentimentalismo, diretta e, alcune volte, anche dura. Una rappresentazione dell’omosessualità a cui, in Italia, non siamo abituati, dove è d’uopo utilizzare una omonormatività rassicurante. A questo coraggio – anche se parziale, mitigato da alcuni velamenti – si unisce anche la volontà di portare alla luce una situazione storica difficile da accettare – quella inerente a una legge che solo nel 1969 venne commutata a “casi qualificati” e che venne abolita solo dopo la riunificazione tedesca nel 1994. Per tali ragioni, non si può non apprezzarne lo sforzo, sia produttivo oltre che realizzativo. Il risultato è decisamente più che buono. Di Renato S.
Questa pellicola ha i sotto titoli già incorporati di default, pertanto per permetterne un corretta visione, viene rilasciata in un unico file, in formato .mkv Si consiglia la visione della pellicola su lettori multimediali come VLC.
Per ogni chiarimento, dubbio, suggerimenti, proposte, se volete partecipare al progetto ed aiutarci, potete scrivere a : enrico8@virgilio.it Ed infine Vi ricordiamo la nostra pagina Facebook, https://www.facebook.com/people/Sottotitoli-italiani-per-film-e-serie-gay/100063589207670/

Franz Rogowski e Georg Friedrich

Franz Rogowski e Anton von Lucke

Una scena di Great Freedom

Thomas Prenn e Franz Rogowski
Il trailer del film Great Freedom
Download Pellicola: MEGA link
ottimo
Grazie mille! Era da un pò che volevo vedere questo film 🙂
Bello mi è piaciuto molto, speravo che lo si potesse vedere nelle sale dopo il successo che ebbe a Torino. Per fortuna ci siete voi, grazie. Un film che ti arriva come un pugno allo stomaco, non è possibile restare indifferenti